Benedettine di S. Grata

L’8 dicembre 1817, per concessione dell’Imperatore d’Austria Francesco I, le benedettine di Santa Grata in Columnellis poterono «rimettere in uso» il loro monastero in Città Alta, vittima delle soppressioni napoleoniche. Per ricordare quel festoso evento nel suo bicentenario, è stato predisposto sotto la supervisione di Mariarosa Cortesi un ciclo di incontri e conferenze; questa serie di iniziative si concluderà domani alle 10, con una celebrazione eucaristica nella chiesa esterna di via Arena: presiede l’abate di Montecassino P. Donato Ogliari.

«Negli scorsi mesi – egli afferma -, la comunità monastica di Santa Grata ha avuto l’opportunità di ripercorrere il cammino compiuto in questi ultimi 200 anni, per aprirsi al futuro con “fedeltà dinamica”. La ricorrenza ha offerto anche la possibilità di comprendere meglio il senso di una presenza monastica nel cuore di una città: il monastero è un luogo in cui si cerca Dio con la chiara consapevolezza di condividere le ansie, le gioie, le sofferenze e le speranze dell’umanità intera; è una palestra di relazioni umane autentiche». L’esempio di santa Grata e di centinaia di altre comunità diffuse nel mondo – Madagascar, Usa, Brasile, Taiwan – dimostra come «nell’arco di 15 secoli la spiritualità benedettina abbia mantenuto intatto il suo spessore evangelico e profetico», aggiunge l’abate.

«In una società sempre più segnata da tendenze individualistiche e anti-solidaristiche – dice ancora -, la vita monastica testimonia l’urgenza di seminare parole e gesti di pace, edificando una comunione basata sul rispetto e sull’accoglienza delle persone».